Mons. Piazza scrive alle nostre comunità

LETTERA ALLE COMUNITÀ PER L’AVVENTO
Nell’attesa della Tua venuta
È tempo di Avvento! Tempo di grazia che, nuovamente, è offerto alle nostre Persone, alle nostre Comunità. Possiamo e dobbiamo viverlo nella prospettiva non di cosa ci aspettiamo, ma di Chi viene incontro e sollecita la nostra vigile attesa. Il n. 524 del catechismo della Chiesa Cattolica così ricorda il senso di questo tempo opportuno: «La Chiesa, celebrando ogni anno la Liturgia dell’Avvento, attualizza questa attesa del messia mettendosi in comunione con la lunga preparazione della prima venuta del Salvatore, i fedeli ravvivano l’ardente desiderio della sua seconda venuta».
Tra queste due condizioni è fruttuoso impostare il cammino dell’Avvento: la memoria di Colui che è venuto tra noi, la cui opera è in atto nella nostra vicenda umana, e l’attesa del Suo quotidiano venirci incontro e presentarsi nel cuore della vita. Quando pronunciamo, durante la celebrazione, nell’attesa della Tua venuta, confermiamo nel cuore e nella trama del vivere non solo la presenza di una memoria ma il nostro dover vivere alla Sua presenza: chi attende si dispone di fronte a Chi si presenta! L’attesa dell’Avvento, per quanto segnata dalla complessità dei problemi, è disporre la vita alla presenza del Signore Gesù, nostra unica speranza; il rileggere le quotidiane questioni alla luce di una presenza di Chi non abbandona, non lascia soli. La memoria, nella Fede, ne è esplicita conferma! Spingono a questa attesa non tanto e solo le motivazioni esistenziali che tanto ci assillano, quanto il desiderio di averlo con noi, di sentirne il calore amicale, vera sorgente di grazia e di consolazione. La sua presenza è consolazione e vita. Aspettiamo con ansia di poter poggiare il capo sul suo petto, come il discepolo che Gesù amava (Gv 13,25) e in questo contatto intimo e unitivo sviluppare il dialogo che darà chiarezza e senso anche alla nostra vicenda quotidiana. Lui infatti viene a noi soprattutto per condividere il suo cuore e in questa condivisione dell’amore, totale e incondizionato, camminare insieme nella vita: se le attese nascono dalle nostre necessità, la sua venuta è dono di Presenza per offrirci la pienezza del suo cuore, in cui è già contenuta la nostra e altrui vita: la presenza del suo amore nel cuore è vera linfa vitale che rigenera e dona senso nella vita.
L’intensità di questa attesa e la vigilanza tutta protesa a coglierne i segni di presenza sono determinate non dai problemi da sottoporre, sperando di vederli risolti con il suo aiuto, ma dalla gioia di incontralo e stare con Lui. Nell’intimità di questo incontro, tutto di noi, attese e speranze, gioie e prove, entrerà nella fecondità di questa presenza che, a suo modo e motivato dal suo amore, donerà nuova intensità al nostro camminare nella vita. Sappiamo che viene unicamente per noi, per ognuno di noi, senza preferenzialità e distinzioni, per donare sentieri veri di vita che portano a gioia piena e duratura. L’intensità dell’attesa e l’acume nel cercare ogni segno della Sua presenza sono l’effetto della profondità e dell’intensità del vincolo che ci lega a Lui e che alimentiamo non solo con il desiderio, quanto con le scelte. Tanto più lo cerchiamo, quanto intensamente lo amiamo! Significativa, in tal senso, la traccia offerta, nelle Lettere pastorali, dal Vescovo Carlo Borromeo: «Eccovi, amatissimi figliuoli, quel tempo così celebre e solenne. “Tempo”, come dice lo Spirito Santo, “favorevole”. Tempo di salute, di pace e di riconciliazione. Tempo, che come fu con tanti sospiri sommamente desiderato da quelli antichi patriarchi e santi profeti, come all’ultimo, con allegrezza grande, veduto da quel giusto Simeone, come sempre solennemente celebrato dalla santa Chiesa, così ha da essere da noi piamente santificato, con lodare e ringraziare perpetuamente il Padre eterno della sua infinita misericordia nel mistero di questo tempo, cioè nella venuta del suo unigenito Figliuolo, per invitarci al cielo, per comunicarci i segreti celesti, per dimostrarci la
verità, per insegnarci i costumi, per seminare in noi le virtù, per arricchirci dei tesori della sua grazia e per farci figliuoli suoi, eredi e possessori della vita eterna. Questo mistero mentre ogni anno la Chiesa celebra, ella ci ammonisce a tener perpetua memoria di così gran carità usataci dal misericordioso Dio; e insieme ci insegna che la venuta del Signore non fu solamente per quelli , che avanti o che allora erano nel mondo quando egli venne, ma la virtù d’essa resta sempre per beneficio di tutti noi ancora, se per mezzo della santa fede e dei divini sacramenti vorremo ricevere la grazia che ci ha portato e secondo quella ordinare la vita nostra sotto la sua obbedienza. Vuole ancora che intendiamo, che sì come egli venne una volta in carne al mondo, così, se per noi non resta, è per venire ogn’ora, anzi in ogni momento, ad abitare spiritualmente nell’anime nostre, con abbondanti doni. Perciò la Chiesa, come madre pia e zelante della nostra salute, in occasione di questo sacro tempo, con inni, cantici e altre voci dello Spirito Santo e misteriosi riti, ci istruisce perché riconosciamo il beneficio con animo grato e lo riceviamo con frutto e procuriamo di fare alla venuta del Signore nei cuori nostri non minor preparazione di quella che faremmo s’egli avesse a venire di presente al mondo; né minore di quella che perciò fecero già i santi Padri del Vecchio Testamento e che con parole e esempi loro insegnarono a noi ancora a fare».
Concentrare lo sguardo su di Lui e alimentare nel cuore il desiderio della sua presenza: la complessità dei problemi imprigiona i pensieri e crea confusione, disorientando e, talvolta, facendo perdere di vista l’essenziale nella vita e nelle scelte. Il nostro cuore subisce un decentramento, uno spostamento da sé ai soli problemi del vivere; concentrandosi su di Lui, il cuore ritrova la misura di sé e della realtà, per cui, come ancora il Borromeo ricorda, nell’ultimo Sinodo: «se qualche scintilla del divino amore è stata accesa in te, non cacciarla via, non esporla al vento. Tieni chiuso il focolare del tuo cuore, perché non si raffreddi e non perda calore. Fuggi, cioè, le distrazioni per quanto puoi. Rimani raccolto con Dio, evita le chiacchiere inutili».
Per questo Sorelle e Fratelli carissimi, accogliete l’invito a disporre il cuore e la vita, nell’attesa della Sua venuta, per essere maggiormente presenti a sé stessi, vagliando i giorni alla luce della Sua presenza. Tanto noi tutti saremo veramente innestati nella vita e ne sapremo vagliare la complessità ma anche le notevoli possibilità, quanto più il nostro sguardo sarà proteso e concentrato su Gesù Signore. Impareremo, in questa attesa carica di affetto e desiderio a scorgere i piccoli segni del Suo venire a noi e ne trarremo sicuro giovamento per la vita: quanto più densa è l’oscurità, tanto più è necessario aguzzare lo sguardo e rintracciare anche il piccolo barlume di luce che si nasconde in essa. Lui, il Signore Gesù, è proprio là!
Buon cammino di fraterna umanità, nell’attesa della Sua venuta.

Orazio Francesco
Vostro Padre nella Fede

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