Lettera del nostro Amministratore Apostolico alle comunità della diocesi

NATALE 2020

UN BAMBINO NASCE-PER-NOI (Is 9,6)

il Natale ci salverà!

  Carissimi Fratelli e Sorelle, l’abbraccio di Dio, trino-unico, nel Verbo che si incarna per noi ed è la fonte dell’unica nostra speranza. Questo gesto d’amore, sorprendente e paradossale, cambia il senso della nostra quotidianità e della intera vicenda umana. È il gesto, incondizionato, di un amore che si prende cura di tutti noi con il dono del cuore stesso di Dio: suo Figlio, il Verbo umanato. Quale altra prova potremmo chiedere per avere la garanzia della Sua presenza provvidente, sostegno e consolazione di questa nostra vita segnata da dure prove e da complesse difficoltà in tutti gli ambiti personali e sociali? Eppure, si riscontra la diffusa difficoltà di accoglierne la presenza, di riconoscerlo nelle trame delle nostre vicissitudini, soprattutto in questo tempo dove l’incertezza esige sicuri riferimenti. Anche in questo evento di grazia emerge la condizione di confusione e di disorientamento che caratterizza le nostre vite: la difficoltà di scegliere l’essenziale, di saper valutare ciò che veramente merita attenzione e dedizione. A fronte delle evidenti restrizioni e limitazioni, necessarie per la tutela della salute comune, si sono diffuse le preoccupazioni di salvare il Natale: salvarlo nella sua normalità, abitudinaria e consumistica, ben lontana dalla sua originaria verità che conduce all’essenzialità dell’umano e alla bellezza di autentiche relazioni con sé stessi, con gli altri, con il mondo, con Dio. La semplice verità del Natale è resa opaca, irriconoscibile, tra le luminarie di un benessere che accetta di tutto per dirsi felice, cancellandofacilmente dal cuore ogni immagine dell’umano in cambio di una felicità vissuta come ossessione: prigionieri nelle spire delle illusioni del tentatore (Gn 3, 13). La vita è di fatto stravolta, l’armonia tra le creature, vera felicità, è alienata, perduta nei suoi tragici effetti; ma brilla una luce nella notte buia di questa dolorosa frammentazione e dispersione dell’umano: rimane viva la promessa di un Salvatore, la promessa della Speranza che riconsegna, all’uomo e al mondo, dignità e bellezza (Is 11, 1-6). È la promessa della rinascita nella nascita dell’Atteso, Gesù Cristo il Signore (Lc 2, 11). Il Suo Natale ci salverà!

Quel Bambino, del tutto indifeso e dipendente, totalmente affidato, consegnato all’Altro per poter vivere e crescere, è il segno di grazia offerto a questo nostro difficile tempo come opportunità di vera Speranza. Facciamo condensare nel cuore l’immagine rassicurante del Bimbo tra le braccia della mamma che lo ha generato! Quella amorevole cura ne placa il pianto! È l’immagine che dona serenità ed equilibrio allo spirito, proprio ora che viviamo nelle ombre di una prova difficile e inattesa; esperienza che ha cancellato molte sicurezze, smascherato inutili pretese e molte supponenze; ha fatto emergere tutti i fallimenti del nostro tempo. In questa crisi, personale e sociale, sentiamo mordere la carne dal dolore e dalla sofferenza che toccano le nostre persone e coloro che amiamo; viviamo nell’incertezza, in un mondo che vacilla e che cerca, in ogni modo, possibili àncore di salvezza. Si avverte il bisogno diffuso, come ansia di vita, di raccogliere tutte le energie disponibili, condividere ogni sapere, raccordare tutte le strategie, per riconquistare qualche solido punto di appoggio per rilanciare o ritrovare quella normalità perduta, ben oltre il suo autentico valore e la sua effettiva qualità. Si fa strada una domanda: è solo la certezza della salute fisica che ci riguarda e ci interessa? Se è vero che la salute fisica permette di aprirsi a tutte le prospettive di vita, culturale, economica, ecclesiale, sociale, è altrettanto vero che la sola salute fisica senza la qualità della vita, nella sua essenzialità, consegnerebbe al quotidiano persone svuotate, senza cuore e vera passione per vivere. La vera tutela della salute da considerare è quella della qualità integrale della persona e delle sue relazioni.

L’esperienza del limite e della limitazione apre un sentiero che riserva la possibilità di respirare la fragranza di un’umanità semplice e sobria, pulita, senza contagi o inquinamenti: è l’umanità dello scoprirsi creature, come nel nostro bel dialetto vengono chiamati i bambini; è la vera presa di coscienza di cui abbiamo bisogno per trovare l’essenziale della vita. Non solo la creaturalità, ma l’essere creature, in concreto dipendenti dall’amore e dalla cura degli altri; totalmente consegnati e affidati nelle braccia di Chi si prende cura di noi creature, sia in senso trascendente (la grazia umanata del Dio trino-unico), sia nella cura di quanti si dedicano ai bisogni degli altri (l’agire solidale e sussidiario). Si scopre la consolante sensazione di trovare conforto, accoglienza, sostegno in questo abbandono nelle braccia di Chi ci svezza alla vita. Questa dipendenza regala la bellezza autentica di un vincolo che, all’improvviso, ridimensiona tutte le ombre e le insidie di questo nostro tempo. La certezza di essere amati e accolti e la ritrovata volontà di accogliere ed amare coincidono in questa immagine scritta nella memoria vivente della nostra fede: un Bambino è nato per noi! (Is 9, 6). In quel Bambino, che nasce-per-noi, si accende la luce che dirada le tenebre della notte del cuore e della vita, anche in questo nostro tempo.  In Lui, che nasce-per-noi, scopriamo la prossimità di una amorevole cura che diviene grazia donata, linfa vitale che rincuora e rigenera la vita: ogni vita. L’amore di Dio che si prende cura delle sue creature ha un Volto, un Nome, una storia che ci riguardano.

L’infinita distanza tra Dio e l’uomo è superata. Dio non si è soltanto chinato verso il basso, come preghiamo nei Salmi; Egli è veramente «disceso», entrato nel mondo, diventato uno di noi, per attrarci tutti a sé. Questo Bambino che nasce-per-noi è veramente il Dio-con-noi. Non è al di sopra di noi o di fronte a noi, per pregarlo invocando difesa e protezione: è l’Emmanuele, è Dio che cammina con noi nella vita, divenuta la sua vita; «è con noi nella nostra natura, con noi nella sua grazia; con noi nella nostra debolezza, con noi nella sua bontà; con noi nella nostra miseria, con noi nella sua misericordia; con noi per amore, con noi per legami di parentela, con noi per tenerezza, con noi per compassione» (Elredo di Rievaulx ). Nel ritrovare questa confortante consapevolezza, proprio ora che tutti vorrebbero salvare il consueto Natale, spensierato e consumistico, dobbiamo chiederci: queste dure prove che stiamo vivendo, le ansie, le paure, che stiamo affrontando, possono impedirci di essere in Lui e camminare insieme a Lui? Possono negarci di accoglierne la singolare rivelazione del vero valore della vita? «Non lasciamo inaridirci il cuore» (Sal 4,3) dalle pretese di presunte normalità desiderate, rendiamolo invece fecondo nell’affidamento e nell’abbandono fiducioso nelle mani di Dio, fatto uomo, e ritroviamo la Sua grazia in coloro che offrono il loro volto, le loro braccia, come segno di questa provvidente Presenza: nell’umanità di Gesù Signore, ci sono i volti del Natale che ci salverà!

Guardiamoci intorno, cerchiamo i volti di chi ci accompagna nella vita, ci sostiene ogni giorno, tra fatiche e attese; sono proprio questi i volti della Grazia che nasce-per-noi e ci dona nuova vitalità e voglia di vivere, soprattutto nelle ristrettezze e nei problemi di ogni giorno. Spesso, è molto più semplice ricordare la fatica del vivere insieme, del dover sopportare e accettare differenze e qualche distanza, ma proprio in queste persone accanto a noi è nascosta la consolazione di Dio che nasce-per-noi, come grazia che aiuta e sostiene nella vita. Più che salvare il Natale, nelle sue anomale abitudini, il Natale salva noi, richiamandoci ad abitudini forse dimenticate: quelle che fanno riscoprire la bellezza del sentirsi amati e accolti, come quelle che rivelano la nostra volontà di accogliere e di saper amare. L’amore, certo, costa sacrificio: ma, sa fare sacrifici solo chi ama! Come il Dio fatto uomo-per-noi.

Carissimi, come simbolo del bisogno di vera umanità, da vivere nelle nostre Comunità, nelle nostre Case, proprio attraverso la semplicità dei bambini – ‘e criature – presento la filastrocca da recitare insieme in questo singolare Natale:

Nasce Gesù,  il poverello,
porta il bene e non solo quello,
dona la gioia, la vita, l’amore
sono le grazie del Padre e Signore.
Vieni Gesù mia bella speranza
vive la gioia con la tua presenza,
tienici uniti, sicuri, senza paura
in questa notte difficile e oscura.
Con il tuo amore possiamo sognare
in un mondo non facile da abitare.
Porta a tutti serenità  e salute
vigore a speranze perdute.
Vivi tra noi ogni giorno che viene
saremo capaci di fare tanto bene.
Sii presente nella casa del cuore
e avremo tua pace, Gesù Signore.

Auguro a tutti voi, Fratelli e Sorelle, la salvezza del Natale di Gesù, il Signore, che scioglie i vincoli di tante nostre ansie e resistenze interiori, che libera il cuore di ognuno per accogliere il dono della semplicità, della essenzialità, della bellezza dell’umano da rigenerare, tra noi, con la sua grazia. «L’amore non si arresta davanti all’impossibile, non si attenua di fronte alle difficoltà» (Crisologo). A voi tutti: Buon Natale, nella semplicità e nella gioia di ritrovarsi insieme, con Colui che nasce-per-noi, nell’intimità di ogni Casa!

Vostro Padre nella Fede

                                                                                                                       +Orazio francesco Piazza

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